L’AUTUNNO

I EDIZIONE – 2022

La poesia può scrivere il mondo: una riflessione di Emanuele Franceschetti intorno alla domanda “A cosa serve la poesia?”

Originario di Montegranaro (FM), Emanuele Franceschetti (1990) è dottore di ricerca in Musicologia presso l’Università La Sapienza di Roma e insegna Storia della Musica al Conservatorio ‘L. Marenzio’ di Brescia. Si occupa di drammaturgia musicale del novecento e storia culturale della musica. È autore di “Terre aperte” (Italic Pequod, 2015) e “Testimoni” (già incluso nel XV quaderno di poesia contemporanea e ripubblicato nel 2022 per Nino Aragno Editore). È presente in diverse antologie e miscellanee, tra cui “Abitare la parola. Poeti nati negli anni novanta” (Ladolfi, 2019); “La radice dell’inchiostro. Dialoghi sulla poesia” (Argolibri, 2021); “La poesia delle Marche. Il Novecento e oltre” (Affinità elettive, 2021).

Il primo istinto è quello di attingere a piene mani da due maestri della poesia italiana del Novecento: Vittorio Sereni e Franco Fortini. Non c’è mai/ alcun verso che basti, scrive il primo. La poesia / non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi. Due frammenti affascinanti, se messi in reciproca relazione. E affascinante e problematica è la realtà che ne emerge: la poesia non modifica la realtà, non cambia le cose. Le cose permangono nella loro incertezza. Eppure bisogna scrivere ancora, nonostante (e qui Sereni) non ci sia mai alcun verso sufficiente. La poesia non serve, eppure è va fatta, né è mai sufficiente. Se quello di Fortini è un imperativo responsabilizzante (scrivere: ma dobbiamo chiederci cosa e come scrivere), il frammento sereniano è quasi di impronta romantica: nessun verso sarà sufficiente. A cosa? A dire il vero? Il bello? Il giusto? A narrare storie? A difendere i deboli? A cantare l’amore? A cantare la morte? Forse nulla di tutto ciò, forse tutto questo insieme. La mia idea è che la poesia non possa raccontare interamente il mondo, né riscriverlo del tutto: può scriverlo. La poesia può scrivere il mondo. La responsabilità di affinare gli strumenti e le consapevolezze tecniche, di non cedere agli impulsi, di mitigare fantasia e controllo, forma e contenuto, e soprattutto di attingere a piene mani dagli stili (e dai mondi) dei maestri, è tutta di chi oggi inizia a scrivere; e anche, e ancor più, di chi li accompagnerà in questo cammino. Severo, talvolta poco gratificante, non necessariamente vòlto alla scoperta del proprio talento: ma in ogni senso affascinante. E, nonostante la poesia non muti nulla: decisivo.

Vincitori Categoria Singoli

1°classificato
Bosco
di Silvano Sbarbati

2°classificato
Senza ombra
di Diego Mongardini

3°classificato
Essenza d’autunno
di Andrea Giordani

Vincitori Categoria Scuole

1°classificato
Nel cuore d’oro di una foglia… frale
4^ Primaria Ponte Ete Fermo (IC “Da Vinci-Ungaretti”)

2°classificato
Il gran ballo d’autunno
Pluriclasse 1^-2^ Primaria Montefortino (Omnicomprensivo Amandola)

3°classificato
Pace in autunno
5^B Primaria Comunanza (ISC Interprovinciale dei Sibillini)

Menzione d'onore Categoria Scuole

Pelle d’acero
5^C Primaria Montefortino (Omnicomprensivo Amandola)

1° classificato sezione A Singoli: 200 €
1° classificato sezione B Scuole: 300 €
Le targhe consegnate ai tre finalisti di ogni sezione nel corso delle prime due edizioni sono frutto di una collaborazione tra il Comune di Montefalcone e il Liceo artistico Preziotti-Licini di Fermo. Gli studenti hanno realizzato foglie in ottone e rame smaltato lavorate a traforo a mano, sbalzo, cesello e applicazioni di smalto e murrine fuse in forno, interpretando personalmente le sfumature dell’autunno e i bagliori dorati che ispirano il titolo del concorso.